sordità

  • Non è raro leggere nella letteratura specialistica che le difficoltà cognitive e di apprendimento del bambino sordo riguardano spesso la lettura, la scrittura, la comprensione di un testo, le difficoltà di memorizzazione, d’accesso all’astrazione, l’immaturità del pensiero ecc…associate all’instabilità motoria, e dei problemi d’attenzione; e non è raro che queste difficoltà siano presentate, in effetti, in modo più o meno pronunciato da questi bambini incontrati da noi professionisti dell’educazione e dell’abilitazione nel nostro quotidiano clinico.

    Ribadiamo che ogni individuo è unico e che lo sviluppo del bambino sordo dipenderà da tanti parametri, quali il grado di sordità, la precocità del disagio (pre o post-linguistico), i disturbi associati, le scelte educative, le risorse socio-culturali dell’ambiente e le dinamiche psico-affettive del bambino e della sua famiglia.

    Il bambino che presenta una sordità bilaterale profonda dalla nascita (senza disturbi associati) non presenta ritardi cognitivi in partenza ma le difficoltà di apprendimento e di attivazione di alcune funzioni cognitive possono essere la conseguenza di vari fattori :

    • al non udire o al mal udire in un mondo sonoro
    • alle difficoltà di comunicazione e all’ambiente linguistico e sociale in cui il bambino cresce
    • all’accoglienza da parte di professionisti scolastici e rieducativi non abbastanza formati e informati
    • alle proposte di stimolazione educativa e rieducativa che non rispettano abbastanza la sua differenza sensoriale di essere al mondo e i suoi bisogni specifici di stimolazione o accoglienza


    Una valutazione interdisciplinare realizzata da un equipe di specialisti esperti in sordità potrà prendere in esame i vari processi cognitivi quali la percezione, l’attenzione, il linguaggio, la memoria, il trattamento dell’informazione e il pensiero verbale o segnato necessari all’apprendimento scolastico, ma non solo, fondamentali anche per la costruzione di Sè come essere consapevole della propria realtà interna e della realtà esterna.

    Per poter consentire gli apprendimenti scolastici è fondamentale la stimolazione delle funzioni cognitive che li sottendono attraverso strategie psicopedagogiche adatte a ciascun bambino, in caso contrario il sostegno scolastico può trasformarsi in un vano accanimento e oltre all’ottenzione di mediocri risultati creare ulteriori frustrazioni, insicurezze e blocchi nei confronti dello studio da parte dell’allievo sordo.

  • E’ importante ricordarsi che la sordità presenta innumerevoli variabili. Anche se ci sono dei vissuti comuni a tutte le persone con deficit uditivo, ogni persona sorda è unica, il suo sviluppo dipenderà da tanti parametri, quale il grado di sordità, la precocità del disagio (pre o post-linguistico), i disturbi associati, le risorse socio-culturali dell’ambiente e le dinamiche psico-affettive del bambino e della sua famiglia.

    Le persone sorde che presentano disturbi associati alla sordità (ritardo mentale, sindrome di down, autismo, lesione cerebrale, disturbi psichiatrici…) devono beneficiare di un percorso di stimolazione cognitiva, affettiva e sociale su misura che possa prendere in considerazione le difficoltà comunicative e linguistiche inerenti alla sordità e le loro interdipendenze con le altre specifiche difficoltà.

    Varie ricerche e esperienze confermano l’interesse della lingua dei segni come metodo educativo per stimolare la comunicazione, l’elaborazione del pensiero e l’espressione personale.

  • Apprendimenti e livelli effettivi
    Attualmente molti ragazzi sordi, pur avendo concluso i loro percorsi scolastici al di là della scuola media, nella maggioranza dei casi presso istituti superiori tecnici, risultano essere in possesso di un bagaglio di conoscenze ed apprendimenti gravemente insufficienti rispetto alle esigenze della vita sociale e lavorativa futura. Alcuni allievi rimangono sei ore in classe capendo poco o niente (per mancanza di vocabolo e di percezione delle informazioni sonore complete) ma la loro apparente attenzione dà spesso l’illusione ai professori di una certa comprensione e applicazione che però non si riflette nei risultati. Così emergono, per certi ragazzi, delle perplessità ricorrenti riguardo al basso livello di comprensione e di memorizzazione delle informazioni malgrado le stimolazioni ripetute di tanti operatori interni o esterni alla scuola (professori, insegnanti, logopedista, assistente alla comunicazione, genitori…) Altri ragazzi trascorrono la maggior parte del tempo scolastico fuori della classe, per motivo di instabilità motoria e incapacità a concentrarsi… Spesso questi ragazzi dotati di una normale potenzialità cognitiva (alla nascita) evolvono verso gravi ritardi dovuti all’impossibilità di recepire le informazioni sonore e verbali in modo completo e all’insistenza di una modalità di insegnamento ancora ben poco adeguata a loro.

    Momenti critici dell’integrazione di giovani sordi
    Anche se le difficoltà appaiono dall’inizio del percorso scolastico, la situazione è spesso segnalata dai genitori e dagli insegnanti come allarmante soltanto all’inizio della scuola media: la nuova organizzazione, la richiesta di autonomia nello studio e nello sviluppo delle nozioni astratte diventano inaccessibili a questi bambini che spesso hanno accumulato delle carenze negli apprendimenti elementari e non possiedono un sistema di rappresentazione simbolico linguistico sufficiente per capire la realtà circostante e personale.

    Formazione degli operatori e difficoltà d’intervento
    Le scuole e i professori, accogliendo solo casi isolati di studenti sordi e nella maggior parte dei casi forse per la prima volta, non sono preparati alla loro accoglienza, né ad impostare un progetto educativo che tenga conto delle loro specifiche difficoltà ed esigenze e ad attuare una idonea sperimentazione didattica. Da parte degli insegnanti, la frustrazione, il sentimento di fallimento, di incompetenza, e l’esaurimento delle speranze creano rinforzi negativi e rendono sempre più difficile il mantenimento di posizioni positive e propositive nei confronti dell’allievo. Altri sono anche tentati da una condiscendenza assistenziale ed emotiva poco stimolante per il bambino a livello cognitivo e sociale. La sordità è un handicap “discreto” senza caratteri visibili che possano ricordare l’ampiezza del disagio. Per non segregare la persona sorda e palliare all’assenza di richiami visibili occorrerebbe un’empatia costante comunque difficilmente sostenibile da qualsiasi persona normoudente. Cosi, osserviamo spesso che le persone udenti non appositamente formate, assimilano man mano le conseguenze della sordità a una rigidità del carattere, un atteggiamento svogliato e immaturo, un disinteresse per l’apprendimento…e ne conseguono dei modi relazionali negativi, da entrambe le parti, che si rinforzano reciprocamente. Un vissuto di incomprensione è allora interiorizzato dal soggetto sordo e non sono rari gli sviluppi e il mantenimento nell’età adulta di atteggiamenti di contestazione e diffidenza permanenti rivolti all’intera sfera sociale senza possibilità di discernimento che possa superare questa esperienza personale ed emotiva.

    Obiettivi didattici e conseguenze
    Risulta una forte contraddizione dalla proposta educativa integrativa rivolta al giovane sordo, dove si contrappongono due posizioni: da una parte si concede al ragazzo sordo una maggiore indulgenza rispetto ai suoi coetanei con un programma “ridotto” (a volte sinonimo di incompletezza e quindi incomprensibile nelle sue articolazioni) e dei risultati maggiorati quasi fittizi; dall’altra il confronto con il livello della classe rimanda l’allievo alla sua totale inadeguatezza al percorso scolastico comune, fonte di scoraggiamento. La dialettica tra desiderio di riuscire e gratificazioni, necessaria allo studio, spesso si riduce ad una serie di contrasti e incomprensioni tra richiesta e produzioni scolastiche. Questa situazione ha spesso per conseguenze il totale disimpegno e la deresponsabilizzazione dell’allievo rispetto allo studio in quanto gli obiettivi e le valutazioni sono indefiniti o illusori e svuotano di senso la proposta scolastica.

    Integrazione e socializzazione
    Spesso ancora oggi si considera l’ambiente scolastico come avente l’esclusivo obiettivo della socializzazione per quanto riguarda gli alunni sordi. Non sono rare situazioni di mancato raggiungimento degli obiettivi didattici che vengono trascurate per non correre il rischio di separare l’alunno sordo dai compagni qualora si prendesse la decisione di fargli ripetere un anno scolastico. La problematica risulta complessa, infatti è senza dubbio importante per lo studente sordo mantenere i rapporti di amicizia con i compagni di classe, ma è altrettanto importante considerare che la futura inclusione sociale del ragazzo non udente dipenderà in larga misura dal livello raggiunto nei suoi apprendimenti scolastici.

  • la lingua dei segni

    La lingua dei segni è da sempre privilegiata dalle persone sorde in quanto costituisce per loro un sistema linguistico naturale: la sua emissione e ricezione non presentano né ostacoli né frustrazioni e consente l’espressione, la comunicazione e il piacere che gli sono attinenti. Le ricerche scientifiche linguistiche e neurologiche di questi ultimi decenni sulla lingua dei segni hanno permesso di precisarne la natura e la ricchezza:

    • Come ogni altra lingua costituisce un sistema di rappresentazione simbolico che risponde al doppio bisogno fondamentale dell’uomo di costruirsi come essere pensante e comunicante. La funzione principale della parola e del segno è di permettere la creazione di un sistema di rappresentazione interno del mondo esterno e delle proprie sensazioni ed emozioni consentendo così l’espressione soggettiva e la partecipazione al pensiero comune e quindi alla comunicazione sociale. La lingua dei segni, come qualsiasi altro sistema linguistico, permette ai soggetti sordi di accedere in modo integro e non alterato ad una rappresentazione coerente del mondo interno ed esterno. Grazie a questo la persona sorda potrà articolare un pensiero e comunicare in una modalità visivo-gestuale, nonché sviluppare le proprie competenze nel linguaggio verbale (orale e scritto) nei limiti delle sue possibilità, avvalendosi di un sistema linguistico e di un pensiero coerente e autonomo.
    • Essendo una lingua vera e propria NON è universale. Nascendo dalla necessità dei soggetti non udenti di comunicare, le lingue dei segni sono apparse prestissimo nella storia dell’umanità (prime testimonianze nella Grecia antica) e si sono sviluppate diversamente in ogni paese e regione del mondo in quanto testimoni e veicoli della storia e delle culture.
    • Possiede delle caratteristiche linguistiche che rispondono alle esigenze strutturali di ogni lingua: quattro parametri (la configurazione della mano, il suo movimento, l’orientamento e il luogo) si combinano per formare una infinità di segni. I segni corrispondono ad un vocabolo che si modula e si ordina nella frase secondo delle regole grammaticali precise e permette di descrivere ed esprimere qualsiasi concetto, emozione o situazione. La lingua dei segni consente la creazione di nuovo lessico in risposta alle esigenze delle evoluzioni sociali e tecniche di una società e presenta delle qualità espressive propizie alla creatività poetica e teatrale.
    • A livello neurologico alcuni studi hanno osservato l’attivazione corticale in soggetti sordi durante l’emissione e la percezione della Lingua dei Segni. I risultati hanno mostrato che essa è rappresentata e elaborata proprio nelle aree deputate all’elaborazione del linguaggio.
    • Presenta delle qualità paragonabili alla lingua articolata con in più un potenziale specifico a livello spaziale e cinematico. Alcune sperimentazioni di insegnamento della lingua dei segni a bambini udenti e sordi dimostrano che per entrambi si potenziano l’attenzione, la discriminazione e la memoria visiva fondamentali nello sviluppo di varie competenze e apprendimenti e si rinforza la conoscenza della lingua verbale.

    l'educazione bilingue

    Perché e cosa propone l’educazione bilingue:

    Più che l’insegnamento di un solo strumento linguistico, si tratta di una proposta interdisciplinare per accompagnare il bambino sordo (e la sua famiglia) nel suo percorso di crescita prendendo in considerazione ogni aspetto coinvolto nella costruzione dell’identità (funzioni cognitive, compresi i linguaggi, apprendimenti scolastici, equilibrio affettivo, familiare e psicologico, vita sociale, ecc…). Mira al benessere e alla prevenzione dei disagi ai quali le persone sorde possono risultare maggiormente esposte. Il progetto bilingue deve essere elaborato il più presto possibile dopo la diagnosi di ipoacusia in base ad un bilancio iniziale interdisciplinare realizzato da un equipe di professionisti (sordi ed udenti) del linguaggio, dell’educazione e della salute mentale altamente specializzati e documentati sulle ultime ricerche nazionali e internazionali nel campo della sordità. La collaborazione di tutti i partner educativi (professori, insegnanti di sostegno, assistenti alla comunicazione, logopedisti, psicologi, educatori e genitori) ottimizza la coerenza e l’efficacia dei vari interventi.

    Un’altra concezione della sordità:

    Certe concezioni deficitarie dell’handicap troppo rigide hanno creato tante distorsioni cognitive, disagi e sofferenze per i soggetti non udenti, i quali confrontandosi al perpetuo desiderio dell’altro di correggere a tutti costi la loro “mancanza” hanno interiorizzato un’immagine di sé sminuita e insoddisfacente. Con l’educazione bilingue si tratta invece di non negare la differenza, senza discriminare, ma senza illudersi in una posizione riparatoria e assistenziale. Essere non udente in un mondo sonoro e orale comporta tanti ostacoli. Riconoscere la diversità della persona sorda equivale a rispettare la sua identità, offrendogli una doppia ricchezza, quella dell’espressione visivo-gestuale e quella della lingua italiana. Ciò non gli permette solo di avvalersi delle qualità relative ad ogni lingua, ma anche di identificarsi a degli spazi culturali e creativi valorizzanti.

    Perciò, la proposta bilingue dedicherà un’attenzione particolare a:

    Il linguaggio
    Come dato fondamentale per la costruzione del pensiero, della memoria, della comunicazione e quindi dell’identità, l’acquisizione sia della lingua dei segni che della lingua orale costituisce uno degli obiettivi principali dell’educazione bilingue;

    La prevenzione dei disturbi cognitivi e dell’apprendimento
    Il non accesso ai suoni, e ad un sistema simbolico linguistico integro, comporta delle conseguenze sul funzionamento cognitivo. Oltre al ritardo del linguaggio, si possono osservare delle difficoltà nel trattamento sequenziale delle informazioni, nella nozione di interrogazione e ipotesi, nell’astrazione, nella memorizzazione, ecc., che creano altrettanti ritardi dell’apprendimento. I professionisti dell’educazione bilingue sapranno adeguare un programma di stimolazione cognitivo adatto alle difficoltà specifiche che può incontrare il bambino sordo nel suo sviluppo;

    La prevenzione dei disagi psicologici e affettivi
    L’inibizione, la dipendenza e l’immaturità affettiva, o al contrario l’impulsività, l’opposizione e l’instabilità, sono i disagi oggi spesso osservati in conseguenza all’assenza di un sistema linguistico che possa consentire al bambino sordo di individuarsi e di elaborare le proprie emozioni al di là della sfera corporea e dell’agire.

    Il benessere personale e sociale
    Il progetto bilingue si propone di:

    1. sostenere le famiglie in modo che la funzione genitoriale non sia solo ridotta a un atteggiamento rieducativo, ma che siano preservate le qualità della relazione genitori-figli;
    2. dare la possibilità agli utenti di identificarsi a dei bambini adulti sordi e udenti per ottimizzare la possibilità di interiorizzare un’immagine positiva di sé e di trovare il loro posto in entrambe le comunità;
    3. dedicare importanza al piacere della comunicazione dando senso ad ogni sforzo del bambino sordo per accedere ai linguaggi segnati e verbali;
    4. giocare con la lingua dei segni che costituisce un mediatore delle funzioni creative e immaginative, essenziali al mondo del bambino e all’equilibrio del futuro adulto;

    L’educazione bilingue riscontra oggi il consenso di numerose comunità scientifiche internazionali.

  • Attività e funzioni specifiche dell'assistente alla comunicazione per allievi sordi

    L’intervento dell’assistente alla comunicazione si adegua al percorso educativo personalizzato all’interno del quale è inserito il minore sordo, in particolare alla scelta metodologica solo oralista o bilingue (lingua dei segni e lingua orale).
    Gli assistenti alla comunicazione della cooperativa Elfo sono in possesso di un adeguata formazione e competenza e ricevono regolare supervisione da parte dell’equipe tecnica (logopedista e psicologa esperte di sordità, educatrice sorda).

    L'assistente alla comunicazione segnante

    • Aiuta il bambino non udente in ambito scolastico traducendo il materiale didattico in lingua dei segni ed utilizzando altre strategie “visive” (uso della rubrica, dizionario sinonimi e contrari, enciclopedie se disponibili, libri illustrati, ecc…) in relazione al grado di scuola frequentato dall’alunno;
    • Interviene solo nel momento del passaggio delle informazioni e non nella loro riproposizione orale e/o scritta in modo da rendere il bambino non udente sempre più autonomo nella rielaborazione del materiale didattico (verifiche, risposta a domande relative alla comprensione di un testo, interrogazione orale);
    • Opera continui confronti con la struttura spaziale della Lingua dei segni e fornisce spiegazioni in LIS della grammatica in modo da migliorare l’esposizione scritta ed orale del bambino sordo;
    • Aumenta il vocabolario e l’enciclopedia mentale del bambino mediante spiegazioni in LIS di concetti astratti difficilmente trasmissibili attraverso il solo canale acustico-vocale; • Semplifica e schematizza le informazioni didattiche affinché siano maggiormente fruibili da parte del bambino non udente;
    • Aiuta la famiglia nella comprensione e accettazione dell’handicap;
    • Accompagna il bambino sordo nel processo di socializzazione all’esterno dell’ambiente familiare;
    • Interviene per risolvere eventuali situazioni di fraintendimento dovuto alle diverse competenze linguistiche tra compagni udenti/alunno non udente;
    • Nel caso di gravi disabilità comunicative e/o sindromi associate fornisce al bambino una forma di comunicazione gestuale semplificata;
    • Fornisce indicazioni utili alla vita quotidiana e all’autonomia del bambino non udente (esistenza di dispositivi che trasformano il suono del telefono e del campanello in impulsi luminosi, esistenza di sveglie a vibrazione o ad impulsi luminosi, esistenza di agevolazioni per l’acquisto di sussidi quali computer, fax, cellulare, ecc..);
    • Nel caso in cui la richiesta di intervento educativo sia motivata dalla scelta di iniziare un percorso bilingue, può insegnare la lingua dei segni al bambino sordo.


    L'assistente alla comunicazione non segnante


    • Stimola una migliore comprensione del materiale didattico attraverso la lettura labiale e l’uso dell’italiano scritto in contemporanea con le spiegazioni dei docenti;
    • Interviene per risolvere eventuali situazioni di conflitto tra compagni udenti e alunno non udente;
    • Semplifica e schematizza le informazioni didattiche affinché siano maggiormente fruibili da parte del bambino non udente;
    • Accompagna il bambino non udente nel percorso di socializzazione interno all’ambito scolastico.